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L’estasi e la sua storia.

“Un giorno mi apparve un angelo bello oltre ogni misura. Vidi sulla sua mano una lunga lancia alla cui estremità sembrava esserci una punta di fuoco. Questa parve colpirmi più volte nel cuore tanto da penetrare dentro di me. Il dolore era così reale che gemetti più volte ad alta voce, però era tanto dolce che non potevo desiderare di esserne liberata. Nessuna gioia terrena può dare un simile appagamento. Quando l’angelo estrasse la sua lancia, rimasi con un grande amore per Dio.”

Così Santa Teresa d’Avila descriveva l'estasi.


Estasi denominato anche come "piacere dei santi", è descritta anche come la sospensione ed elevazione mistica della mente.

Estasi deriva da Ékstasis in greco, e significa "essere fuori".

È uno stato psichico in cui la mente viene percepita a volte estraniata dal corpo, quindi uscire fuori da esso, richiama la sua etimologia.

Nelle varie religioni prende un nome diverso, ma riconduce al medesimo stato ed esperienza dell'essere. Si chiama "satori" nello zen, "samadhi" per gli indù, "fana" per i maestri sufi.

La visione è sempre relativa alla rottura degli argini dell'Io e che riconduce alla comunione con il divino, o all'anima del mondo.

A livello psichico avviene un annullamento dell'attivita cerebrale dell'emisfero sinistro del cervello, è denominato anche cervello dominante e caratterizza la razionalità discorsiva. Mentre avviene una attivazione dell'emisfero destro, quello più recessivo o passivo, dove hanno sede le attività emotive.

Anche le pratiche tantriche conducono a stati estatici, infatti il tantra è una via di espansione di coscienza, di liberazione dalle catene dell’io e di comunione con l’essenza divina.

Francesco Sartori



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