Quando guardi il cielo puoi fare davvero un sacco di cose. Puoi pensare, sognare, pregare anche. Ma se ti limiti ad osservare la sua magnificenza e lo lasci semplicemente entrare in te, allora ti stupirai perché ne sei anche tu parte. Guardare il cielo diventa una penetrazione profonda ad ogni palpito, ad ogni battito del tuo cuore, sostenuto dal ritmo del tuo respiro. Quando incontri una persona nel suo profondo, scompare tutto agli occhi. Rimani legato al sospiro che flebile entra nel tuo corpo. Non stai incontrando un corpo, stai contemplando un’anima.
È così che guardando il cielo, fai l’amore con la natura perché sei tu stesso quella natura, sei tu stesso quel respiro, sei tu stesso quella vita. È il tuo stato di presenza consapevole, nell’espressione della tua energia primordiale. Lo sgusciare intorpidito della nascita, la ribellione dell’adolescente, la costruzione dell’adulto, il riposo dell’anziano, nella metabolizzazione del trapasso. Eppure sei vita, in ogni forma, sei vita nel respiro della cellula, sei creatore di vita nella trasformazione, sei dono e divino al tempo stesso. Solo guardando il cielo scorgi appena quella goccia d’infinito.
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