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Perché in relazione ci ritroviamo lontani e cosa fare per ricreare un contatto?

“Stasera preferisco guardare la tv"

È normale ritrovarsi lontani dopo un po’ di tempo che si sta assieme?

Io ti chiedo, a te sta bene che tutto quel contatto sia “svanito” o meglio mutato in un tacito assenso dove ci si ritrova lontani e sembra sia la normale evoluzione del rapporto?

Al di la di ogni causa, opinione o luogo comune, il punto di partenza è sempre lo stesso, sei felice di ciò che vivi? Ti sta bene quello che stai vivendo?

Se nella tua risposta c’è un “ma" o un “però” vuol dire che qualcosa si può migliorare o comunque consapevolizzare.



Con questo non voglio essere estremo, perché ogni persona e ogni coppia conosce le proprie motivazioni, ma in alcuni casi queste motivazioni sono dei veri raggiri mentali che allontanano dalla propria verità portando illusione e sconforto, oltre che frustrazione.

All’interno di una relazione si mettono sul piatto i propri valori e le proprie esigenze (consapevolmente o meno) e da lì ha vita una terza entità che fluttua nell’equilibrio delle parti che la compongono.

Questo per dire che non esiste una verità unica per tutti, ma esiste semplicemente la verità personale rispetto ad una data situazione.

Il grande problema si presenta quando una certa situazione inizia a creare disagio e scompensi personali, stati depressivi e malessere.


Andando all’argomentazione del perché in coppia ci si trova lontani, possiamo cercare anche in questo caso molteplici cause.

Ad esempio “la noia”, la noia può colpire una coppia che rimane statica, ma ogni cosa ripetuta nel tempo può portare a noia, a meno che non ci siano delle spinte personali al rinnovamento e al sentirsi bene in ciò che si vive.

Anche se non per tutti è così.

Attrazione verso altre situazioni esterne alla coppia, malessere personale e via via la sfilza di cause può essere pressoché infinita.

Di fatto sviscerando torniamo sempre al bisogno primario di ciò che siamo, esprimere la nostra essenza.


Perciò a cosa stiamo rinunciando scegliendo di rimanere in coppia?
E quali sono le opportunità che si presentano vivendo questa relazione?

Queste domande ovviamente sono rivolte ai tutti componenti in relazione.

Sperimentare e sperimentarci è un bisogno comune, se qualcosa rimane sospesa e fa male come ad esempio la non espressione di sé, forse è il caso di approfondire e capire davvero cosa vuoi.

Una domanda che spesso pongo durante le sessioni private e anche ai corsi è:

Cosa faresti se dovessi morire domani (o fra tre mesi)?

Questa domanda è utile non solo per quanto riguarda le relazioni, ma in ogni sfera della nostra esistenza. Pensiamo che il tempo sia illimitato e ci prendiamo anche il lusso di sprecarlo a volte, dirigendo la nostra attenzione verso cose che non ci rappresentano.

Stringere i capi della corda, a volte, è utile per vedere davvero quali sono le nostre esigenze e dove ci dirigiamo per esprimere al meglio la nostra persona.

Lavorando sui condizionamenti è possibile notare quante scelte stiamo adottando senza metterle prima in discussione. Assorbiamo le convinzioni ad esempio da ciò che ci circonda, dalle esperienze e dagli insegnamenti, ma spesso non ci chiediamo: "cosa è vero per me”?

Questo per me è un fondamento ed è il fondamento delle Tecniche F.r.e.e.l. attraverso le quali possiamo veramente andare a fondo e scardinare non solo le convinzioni, ma anche le cristallizzazioni psicofisiche.

Appena hai reso consapevole ciò che rappresenta la tua persona, è utile mettere sul piatto le proprie esigenze e parlarne all’interno della relazione.

In questo caso sarebbe fantastico se tutte le parti della relazione facessero questo lavoro perché lì emergerebbe veramente l’espressività insita in ogni componente.

Coppia, troppia o qualsiasi relazione essa sia.

Quando mettiamo sul piatto il nostro sentire:

“Io ho bisogno di questo”

semplicemente stiamo esternando quello che sentiamo dentro, quello che gira e non osiamo dire.

Magari potresti scoprire che l’altra parte della relazione potrebbe avere le stesse identiche tue esigenze.

Ti potresti rendere conto che stai soffrendo o hai sofferto semplicemente per paura, ma in realtà anche l’altra parte non aspettava altro che sbloccare quella situazione di stallo, quella sfera di inespressività.

Avere il coraggio di esternare ciò che si è, è un passo importantissimo, ma ne va del valore della tua stessa esistenza oltre che della relazione in cui sei.


Se siamo lontani una causa c’è e potrebbe anche essere che il cammino di quella relazione semplicemente è terminato.

Si cammina assieme per fare un tratto di strada tenendosi la mano, perché questo porta un valore aggiunto alle reciproche vite e non per incarnare la sofferenza. La missione è la serenità dell’esistenza e non dare per vera la convinzione che “bisogna soffrire”.

“Bisogna soffrire” per lavorare, per vivere, per il paradiso, per stare assieme ecc...

La condizione di rinuncia porta all’aridità dell’animo, perché se non porto amore nel mio sacco non potrò dispensarlo nella mia esistenza.

Tu da figlio, vorresti vedere i tuoi genitori felici o sofferenti?
Vuoi stare accanto ad una persona che è triste solo perché non vuole “farti soffrire” e così sta distruggendo sé stessa?

Prova sempre a metterti anche dall’altra parte così potrai scoprire che tutto parte da un bisogno, una necessità, allora anche il ritrovarsi lontani noterai essere un effetto e non la causa.

Il punto di partenza è sempre la consapevolezza di ciò che sta accadendo.

Togliere i condizionamenti per esternare e consapevolizzare innanzitutto a sé stessi ciò che si prova e poi condividerlo con l’altra parte diventa il punto di ripartenza per la serenità comune.

Francesco Sartori




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